Erano le 21 e mi trovavo all'interno della trattoria posta davanti la caserma, dopo la solita coda entrai nella cabina s. i. p. per telefonare a madre e moglie, la cabina sobbalzò, pensai ad uno scherzo dei congedanti ma giratomi, mi avvidi della fuga all'esterno dei tanti commilitoni. Sono genovese e non avevo contezza dell'esatto senso del termine terremoto lo imparai in quell'occasione. Terrore dato dal sordo frastuono che proviene dal basso, dall'oscillazione dei pali della luce... degli edifici. Alle 4 e 30 del 22 adunata nell'androne della Compagnia con il Tenente che ci ragguagliò sulla situazione e diede le disposizioni operative per la missione. Partenza in colonna sui cm alla volta della zono colpita dal sisma, quanti pensieri su quelle panche, quante incognite, quante sensazioni, quanti ricordi. I primi militari a giungere in quella disperazione, subito impiegati ad approntare le grosse tende da campo ad Osoppo, Tarcento, Tricesimo, quindi a scavare presso la Caserma Julia degli alpini per recuperare i cadaveri, poi al centro smistamento aiuti realizzato presso l'asilo di Genoma (salvatosi in quanto unico edificio prefabbricato con il solo piano terra) per terminare il periodo di 21 gg. presso il cimitero di Gemona. Partimmo con il solo zainetto tattico un paio di sleep ed uno di calze, pacchetti di munizioni del Fal, un pacchetto di bende, borraccia, gavetta, posate da campo e tanta apprensione. Una popolazione fiera ma colpita nel profondo, quanto dolore, quanta forza.
Geniere P.Z. 2/76